► 2 Aprile 2022
Carlo Santini
Virtual tour ed integrazione con altri media.

per chi non avesse tempo…

La maggior parte dei tour virtuali è sempre stata proposta da fotografi, perché i tour sono stati ritenuti, non sempre a torto, solo strumenti visivi.
Per questo si sono sviluppate app tipo Matterport che non tengono in alcun conto l'integrazione con altri media.
Questo approccio, oltre che datato e anche controproducente perché penalizza l'ampio ventaglio di possibilità che offrono i moderni sw di VT.
Un virtual tour ha senso solo se integra perfettamente ogni altra forma di comunicazione, altrimenti è un velleitario spreco di risorse.

I tour virtuali sono un prodotto relativamente nuovo, poco impiegato in comunicazione. I motivi li ho già spiegati in un altro mio articolo e sono quasi tutti riconducibili alla vastità delle soluzioni che questi media offrono e, qualche volta, alla poca professionalità di chi le mette in pratica. Spesso, infatti, ci si ferma al prodotto statico, fotografico, che se pur garantisce un bell’effetto è assolutamente inconcludente da un punto di vista pratico. Insomma, i virtual tour raramente traggono vantaggio dalla integrazione con altri media.

Manca la finalità

Quando si realizza un tour virtuale  bisogna avere bene in mette quale sia la finalità per la quale viene creato. Realizzare un tour virtuale con il solo scopo di suscitare un effetto di stupore è inutile (anzi, controproducente) sia per chi effettua l’investimento, che per chi poi ne usufruirà. Salire su una Ferrari per fare 100 metri di strada crea ammirazione in chi guarda e soddisfazione in chi guida. Tuttavia provoca lo stesso effetto che si potrebbe avere con un mezzo che costa 10 volte meno, ma che ha un impatto poco meno rilevante.

Insomma, ha senso spendere 10 volte il costo di una foto, quando potrei avere lo stesso effetto (tra l’altro, molto breve, momentaneo) semplicemente con la foto? Soprattutto di questi tempi, è un Non-Senso.

In principio era Matterport.

Matterport è di sicuro il più decantato tra i software che permettono di realizzare tour virtuali, ma a mio avviso il peggiore tra tutti in rapporto all’impegno (economico) che richiede. Non permette personalizzazioni, ha una scarsa integrazione con altri media, una mancanza totale di flessibilità e si fa pagare carissimo. Aggiungete poi che utilizza l’operatore come proprio veicolo promozionale visto che quando si lavora con Matterport si devono utilizzare server proprietari, quindi siete bloccati. Per non parlare dei costi delle loro camere di ripresa.

Non scendo in altri dettagli tecnici (sono ovviamente a disposizione di chi vuole saperne di più), ma già il vedere zenit e nadir offuscati mette i brividi. Soprattutto se avete pagato il lavoro qualche migliaio di euro.

Se quindi dovete scegliere di impiegare un software per realizzare tour virtuali, il mio consiglio è quello di stare lontanissimi dal sistema Matterport. E questo sia che siate Clienti di un’agenzia o voi stessi comunicatori.

Che software usare, allora?

Semplice: uno che preveda l’integrazione tra virtual tour e qualsiasi altro media. Ne esistono molti interessanti e con grandi potenzialità, ma sono tutti molto complessi. Se il vostro scopo è quello di realizzare un tour virtuale professionale, vi occorrono molti mesi di lavoro solo per entrare nelle funzionalità principali di un 3D Vista o di un Pano2VR e parecchi altri mesi per integrarli  con altri media.

Certo, se la vostra esigenza è poco più che ludica, andate su Google, scrivete nel campo di ricerca ’Tour virtuali’ e vi si apre il mondo.

Un esempio di complessità riuscita.

Andate a questo link. Questo lavoro del mio collega Marco Bianchella (una volta tanto, utilizzo il lavoro di qualcun altro per rendere l’idea 😬)  è quanto di più aderente agli aspetti che vi segnalavo.

Il caso è questo. Il Museo della Fisarmonica di Castelfidardo aveva già un app da consultare tramite smartphone. Il problema di fondo era quello di collegare una reale visibilità delle sale espositive con l’integrazione dei dati dell’app. In altre parole, i dati che il Museo aggiornava periodicamente dovevano confluire in automatico nel virtual tour, il che avrebbe tenuto aggiornato app e virtual.

Lo scopo del Museo non era quello di sostituire la visita fisica con un virtual tour, ma di fare capire ad un vero appassionato di questo strumento quanti articoli vi fossero nelle proprie sale e quanto emozionante potesse essere una visita. E questo perché un tour fatto bene avrebbe sicuramente invogliato un vero appassionato a recarsi a visitare le sale. Infatti per quanto fedele possa essere una riproduzione di una fisarmonica, nessuna immagine può sostituire una vista diretta.

La soluzione è apparentemente semplice, ma investe professionalità comunicative, tecniche ed informatiche. È stata questa interoperabilità a permettere una continua integrazione tra i diversi sistemi, quello visivo e quello informatico. E se vi fosse anche stato un mercato delle fisarmoniche, niente avrebbe impedito di fare un acquisto del prodotto direttamente dal virtual tour e ai gestori del virtual, di proporre nuovi articoli all’interno di esso in pochi minuti di lavoro.

Ma ha senso un tour virtuale, allora?

Mi metto dalla vostra parte: la risposta è “Sì, se la vostra visione di business non è solo quella di ‘fare scena’ ma di produrre attività profittevoli”.

Senza spendere altre parole, dovete pensare ad un virtual tour non come ad una serie di foto panoramiche tenute insieme da un  software, ma ad un modo:

  • per creare un e-commerce quasi totalmente indipendente da WordPress;
  • che vi permetta di aggiornare il vostro negozio o il vostro pdv una volta ogni due settimane, come le vostre vetrine;
  • per programmare la vostra attività commerciale per 3, 6 mesi o un anno;
  • per aggiornare il vostro sito in maniera autonoma, semplicemente scrivendo delle righe di testo che automaticamente modificano i vostri prodotti;
  • per presentare offerte commerciali sempre nuove;
  • in definitiva, per proporvi, frequentemente in maniera sempre nuova alla vostra Clientela, con offerte mirate senza ricorrere a noiose newsletter.

E tutto questo vale per uno showroom, un negozio al dettaglio, un centro commerciale, come pure un museo, una attrazione turistica, perfino una pinacoteca che vuole vendere il catalogo cartaceo di una mostra.

Il Virtuale, Reale.

Mi sforzo sempre di ricordare che a differenza della realtà virtuale, un tour virtuale deve stimolare un’azione opposta:

  • non deve fermarsi solo all’aspetto digitale, ma invitare a visitare un luogo reale;
  • non deve solo far acquistare prodotti virtuali, ma prodotti fisici, possibilmente invitando il navigatore a recarsi nello store, nel museo o nell’ambiente in cui si trova l’oggetto;
  • non deve creare astrazione, ma vera condivisione.

Nessuno nega che il Virtuale stia progressivamente sostituendo la realtà fisica; ma questo non significa abbandonare la fisicità di un’esperienza diretta, ma renderla più emozionante, consapevole e vissuta. In questo sta l’apparente nuovo uso di un virtual tour che non è il fine dell’esperienza ma solo un mezzo attraverso questa si realizza.

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