► 31 Gennaio 2022
Carlo Santini
Tour Virtuali, gamification ed e-commerce: il gioco produce valore (1)

per chi non avesse tempo…

I tour virtuali vengono impiegati quasi esclusivamente nel settore turistico/culturale o in quello immobiliare.
In realtà gli spazi di impiego dei VT sono ampi e consentirebbero di creare intere piattaforme capaci di sostituire anche siti web.
Creare interattività 'giocata' facendo conoscere luoghi fisici (uno showroom, un pdv, uno store) fidelizza Clienti e ne fa acquisire di nuovi.
I costi per impiegare VT nel proprio budget di pubblicità e di comunicazione sono contenuti in rapporto ai risultati.

Un tour virtuale per far conoscere i propri  store e pdv.

I Tour Virtuali (Virtual Tour, VT) hanno avuto un modesto impiego rispetto alle proprie potenzialità. In gran parte, questo è dovuto a chi li propone, non sempre all’altezza di integrarli con altri servizi di comunicazione (web, social, video). Proprio per questo, il campo di applicazione, è stato ristretto al settore immobiliare e a quello della cultura (musei, monumenti, attrazioni turistiche, etc.): e anche in questo caso, la qualità del prodotto finale è spesso inferiore alla sufficienza. In realtà, da quando i VT sono implementati in HTML5, hanno potenzialità quasi illimitate: possono arrivare a sostituire intere piattaforme di e-commerce o siti web, con risultati sorprendenti. E perfino diventare giochi, con le opportune attività di gamification.

Virtual tour  e applicazioni di e-commerce. 

Gli ambiti di applicazione dei VT sono ampi e comprendono un certo tipo di e-commerce come pure la promozione di location di arredamento, turismo, artigianato, perfino di manifattura e di industria. Dimostrare la validità dei VT non è semplice: vanno visti “all’opera”.  Ve ne delineerò due applicazioni che fanno comprendere la vastità e l’efficacia del campo di applicazione. 

La prima riguarda l’integrazione di tour virtuali con una piattaforma di e-commerce; la seconda integra un quiz, un gioco. In questo articolo parlerò proprio di questa seconda funzionalità.

Prima, però, è opportuno ricapitolare le caratteristiche principali dei VT: vi accorgerete di come un buon tour riesca ad essere concorrenziale con qualsiasi app per smartphone con costi più contenuti, risultati migliori e una notevole facilità di aggiornamento.

Ma che cosa è un VT?

Un VT non è altro che la sequenza di un certo numero di foto a 360° collegate tra loro da una serie di funzionalità e di link, che creano un’esperienza visiva unica e coerente tale da fornire, un’idea immediata ed efficace dei luoghi, degli oggetti (anche e soprattutto prodotti) che vi sono inseriti. Queste funzionalità, possono essere dirette, quando luoghi ed oggetti sono la finalità ultima della visualizzazione (come nel caso di una visita ad un museo o ad un monumento); o indirette, quando le visualizzazioni sono un mezzo per far conoscere un prodotto o un servizio che sarà oggetto di un successivo acquisto o contatto. L’e-commerce rientra in questo secondo caso.

In sintesi, aggiungendo aspetti che non ho qui spazio per descrivere, un VT:

A) è compatibile con le diverse piattaforme su cui è visualizzato (iOS, Android, Windows, Linux, Mac, etc.) perché implementate su HTML5;

B) non richiede plugin, add-on, installazioni: è sempre pronto per essere visualizzato su ogni dispositivo connesso alla rete ma…;

C) …può essere registrato su un tablet e utilizzato come catalogo prodotti o trasferito su ogni dispositivo compatibile con HTML5 (tutti, ormai) in assenza di rete;

D) permette totale interattività come un gioco su un’app;

E) permette la visualizzazione anche con visore VR, come l’Oculus (Meta) Quest; in questo senso è immersivo.

F) ha tempi di produzione molto ridotti rispetto ad un’ app per smartphone;

G) ha budget contenuti rispetto ad un app per smartphone e quindi consente anche a piccole imprese (imprese artigiane o agricole o di ristorazione) di accedere al Virtuale;

H) data la loro semplicità di realizzazione, a differenza di un’app per smartphone permette aggiornamenti rapidissimi anche per la parte visiva;

I) consente la partecipazione del committente ad ogni aspetto della progettazione e della realizzazione, inserendo al suo interno qualsiasi elemento grafico o comunicativo (audio/video) .

Ma più di ognuna di queste opportunità, un VT permette di far conoscere non un’ irrealtà ma una realtà. Fa conoscere un prodotto nel suo ambiente d’elezione o in un ambiente ‘ideale’ ma ‘reale’, ‘esistente’. E questo aggiunge VALORE ad un prodotto, lo integra, lo impreziosisce.

Virtual tour e interattività giocata

Il gioco è una delle potenzialità inespresse dei tour virtuali. Più che parlarvene qui sotto vi segnalo un link di una demo, che serve solo a illustrare una delle tante applicazioni della gamification ad un VT: https://zafferamica.it/quiz/index.html 

Chi non avesse voglia di cimentarsi nel gioco, può guardare un video a questo link di YT : il video contiene anche le soluzioni.

In pratica, effettuando un percorso di enigmi si arriva a guadagnare un premio. Una specie di geocaching, o come la chiamavamo noi di GenX, una ‘caccia al tesoro’.

Per apprezzarne le potenzialità, immaginatelo all’interno di uno store, nel quale inserire un percorso e far scoprire prodotti in offerta, inserire nuovi arrivi, far conoscere vetrine, creare situazioni ‘a tempo’.

In fondo ho inserito un oggetto di realtà virtuale che potete vedere qui https://carlosantinicomunicazione.it/quiztourpremio/ e nel caso provarlo nell’arredamento del vostro ufficio come fosse una sedia o un mobile.

Andare in uno store, non starsene solo davanti uno smartphone.

C’è di più. Questa applicazione non depotenzia il luogo fisico, ma ne accresce il valore. 

Certo, permetterebbe di acquistare un oggetto fisico on-line (ad esempio la scatola in ceramica che vedete collegata nel primo pano). Tuttavia, un premio si ritira andando fisicamente in un negozio, nel quale poi comprare i bermuda o il cappellino che si abbinano alla t-shirt conquistata risolvendo gli enigmi.

Insomma, se indirizzata bene, spinge ad andare in un luogo fisico, NON ad evitarlo.

I limiti tecnici di un VT sono pochi; la conversione del lavoro di ufficio marketing o di un titolare di pdv, di solito, rispecchiano il risultato atteso perché gli elementi sono già conosciuti da chi commissiona il VT: si tratta solo di assemblarli.

E la variabile ‘tempo’?

Oggi si impagina un leaflet per uno store, o un volantino per una promozione nel tempo con il quale non più tardi di 20 anni fa si prendeva un caffè. E quando il prodotto di comunicazione è pronto, di regola, è già ‘vecchio’. Dire che si corre, è un eufemismo.

Uno o più VT, quando programmati nel corso di qualche mese, richiedono lo stesso tempo, con costi ridotti e risultati migliori in termine di conversione.

Definite le uscite e creata una base software, riempirle di contenuti porta via poche ore se non minuti. Questo a patto che il programma sia definito, e definiti siano gli obiettivi e le tempistiche. Un VT, come qualsiasi altro prodotto di comunicazione, richiede un gran lavoro preparatorio (che di regola è quello che un ufficio marketing o il titolare di una piccola azienda ha già prodotto per il settore commerciale) e un meno complesso lavoro di finalizzazione.

Per questo io impiego sempre gli ultimi software per produrre comunicazione: innanzitutto perché i tempi di finalizzazione dei messaggi sono sempre molto compressi. E poi, perché c’è sempre la modifica dell’ultimo momento che rischia di mandare all’aria ore di lavoro se gli strumenti di produzione non sono efficienti, aggiornati e reattivi.

In conclusione

Utilizzare un VT per effettuare promozioni o lanci commerciali, rendendolo ‘giocabile’, è un sistema efficace, poco impegnativo e innovativo, per avvicinare potenziali Clienti e fidelizzare quelli che già si hanno in portafoglio. Si affianca molto bene a budget pubblicitari esistenti e intacca uno spazio, quello della virtualizzazione, che spesso viene lasciato indietro per la difficoltà di trovare partner tecnici affidabili. 

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